Ogni gara di Kendo è sempre accompagnata dalla sveglia all’alba (o prima, come nel mio caso), da un corposo caffè e dalle facce stropicciate dei compagni d’arme. Come ogni volta ci si presenta con largo anticipo, si terminano tutte le faccende burocratiche e si scherza con altri kendoka nello spogliatoio. Questa atmosfera da “gita del liceo” è stata ben spiegata dal maestro belga Serge Hendrix (Kyoshi VII Dan), ricordando che il Kendo è amore verso il prossimo (there aren’t opponent, but only friends), divertimento, apprendimento e miglioramento personale, ma anche di collettivo. Prima della gara e del riscaldamento, vicino l’albero dedicato a Ficuciello, è stato osservato un minuto di silenzio per i recenti avvenimenti di Parigi.
Come sono andate le gare? La risposta è sempre doppia: da un lato c’è la voglia di dare di piu’, ma dall’altro, siamo felici di aver capito dove abbiamo fatto bene, dove abbiamo sbagliato e sopratutto di aver aggiunto esperienza, fondamentale per seguire quel percorso migliorativo che fa da base al Kendo e ad altre discipline marziali.
Insomma, le gare vanno fatte, perché permettono di conoscere meglio se stessi.
Un grosso ringraziamento a Fabio B. e a Tiziana D. per aver sopportato il mio lamentarsi per il freddo 😀